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Pace fiscale, mancati incassi per 2,4 miliardi. In fuga 532mila contribuenti
Con il senno di poi la mini proroga di 9 giorni, scaduta tra l’altro prima che la norma entrasse in vigore, non è servita a molto. C’è un “buco” nella pace fiscale su cui Governo e Parlamento dovranno mettere mano per evitare di perdere del tutto i possibili incassi attesi ed evitare che entrino nel calderone degli importi da recuperare con il canale della riscossione ordinaria. I numeri, del resto, parlano chiaro: su 1,25 milioni di contribuenti ancora in corsa per rottamazione ter e saldo e stralcio a inizio della pandemia nel 2020 sono rimasti in carreggiata alla fine dell’anno appena concluso solo il 57% (718mila).
Letta dall’altro lato della medaglia, significa che il 43% dei debitori (vale a dire 532mila contribuenti) è decaduto dalle due sanatorie e, stando alle condizioni attuali, dovranno versare il debito residuo in maniera integrale con il ritorno in aggiunta anche di sanzioni e interessi che contribuiranno a rendere il conto finale ancora più alto. Dal lato dei conti pubblici, significa che ben 2,45 miliardi di euro non potranno più essere riscossi attraverso le due definizioni agevolate e bisognerà rimettere in modo il canale “ordinario” della riscossione.
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